Sfide sociali da vincere
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Il significato dell’espressione “conservare la biodiversità” non è subito immediato per tutti, io confesso di averci impiegato qualche minuto a rispondere la prima volte che mi è stata posta questa domanda e scommetto di essere stata anche molto banale. La sfida ora è spiegarne l’importanza alle comunità locali.

Sicuramente per quanto riguarda me, un’altra delle sfide più difficili e interessanti di questi mesi e che è praticamente all’ordine del giorno, è quella di capire e immedesimarsi nella cultura di questo paese. Una storia e un vissuto che rendono il popolo africano particolare e unico e per molti aspetti complicato da comprendere. Nel primo blog ho introdotto il progetto della riserva naturale di Shongweni, che ci sta assorbendo energie giorno e notte ma che è davvero molto gratificante. L’area protetta che intendiamo proclamare come riserva naturale appartiene all’Inkosi (Chief) che possiede quella terra, quindi la prima azione della lista è stata quella di contattare l’Inkosi e fissare un appuntamento con lui e il consiglio per presentare il progetto e far capire l’importanza, a livello ambientale e sociale, di proclamare un’area come quella di Shongweni riserva naturale.

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L’area di Shongweni

La presentazione del progetto si è tenuta il 17 aprile presso l’area conferenza di Shongweni. Una giornata splendida, un sole pieno che ci ha dato tanta energia e positività e ha fatto sì che alla fine della giornata avessimo ottenuto la “stretta di mano” con l’iNkosi per procedere con il progetto. Io ovviamente non avevo un’idea del significato di tutto quello che stava accadendo: riserva naturale, Inkosi, Trust, zero assoluto…e devo anche ammettere che ero più affascinata dal portavoce dell’Inkosi che interpretava le parole di Greg dall’inglese allo Zulu che di tutto il resto. Una lingua affascinante che ho sicuramente in programma di imparare, almeno le basi, chissà…un giorno. Tutto ciò però mi ha portata a pormi una domanda durante la presentazione: queste persone, così rurali e con conoscenze molto basilari, come fanno a capire quello di cui stiamo parlando? Come possono comprendere il progetto, la visione e gli obiettivi che ci siamo proposti di raggiungere uno ad uno? Domande che mi sono tenuta per me ovviamente perché la paura di fare figuracce con domande stupide non mi abbandona mai 🙂

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Il giorno della prima presentazione del progetto all’Inkosi e al Trust

Nei giorni successivi la presentazione abbiamo trascorso molto tempo con l’Inkosi e alcuni dei suoi consiglieri (i cosiddetti Nduna) e di nuovo l’aspetto culturale di questa nuova esperienza catturava la mia attenzione. Un giorno siamo stati invitati alla residenza dell’Inkosi per parlare in maniera più dettagliata dell’area interessata e del progetto. Due ore di macchina in terra tribale di cui una trascorsa su strade sterrate con buche che in confronto quelle sulla Ravegnana d’inverno sono niente, fra case costruite con sassi e terra, capre e mucche che camminano allegramente in mezzo alla strada e annunci di medici improvvisati su un pezzo di lamiera agli angoli della strada, siamo arrivati a destinazione. Devo dire che contro ogni aspettativa, la residenza dell’Inkosi era molto umile e senza troppi sfarzi, era composta da un edificio centrale molto grande e all’esterno c’erano dalle 4 alle 6 case di dimensioni molto più piccole, con forma rotonda che abbiamo poi scoperto essere le abitazioni delle vari mogli (una casina per ogni moglie) ed eventuali pollaio, dispensa per le scorte ecc..

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Annuncio di un medico che offre soluzioni per: ulcera, misurazione della pressione sanguigna, ictus, emorroidi

L’incontro è stato interessantissimo sotto ogni punto di vista, ero l’unica donna a partecipare, ed è stato un privilegio essere parte dei riti Zulu come quello di salutare l’Inkosi per primo ovviamente con una stretta di mano particolare nella cultura Zulu, prendere posto solo dopo che lui si è seduto, il rito conclusivo del lavaggio delle mani a fine incontro e l’abbondante buffet offerto dall’Inkosi prima di ripartire. È stata sicuramente una giornata arricchente ed emozionante, davvero un’esperienza che ricorderò.

zulu culture
Bestiname libero

Dopo quella giornata ci siamo incontrati nuovamente con Inkosi e Nduna per esplorare concretamente l’area di Shongweni. Abbiamo raggiungo la Community Hall con la nostra Duster 4×4 e la canoa sul tetto (andiamo spesso in canoa per cui è sempre sul tetto pronta per l’uso). Appena scesi abbiamo scambiato qualche parola con l’Inkosi che a questo punto si sentiva molto a suo agio con noi e aveva raggiunto un certo livello di confidenza tale da porci una domanda che mi lasciò di stucco per la naturalezza con cui l’ha posta e per il contenuto. Ci chiese: “andate in canoa? In mare? E cosa c’è alla fine del mare, cosa c’è dopo quella linea là infondo?” Io per un attimo ho pensato di essere diventata ignorante tutto d’un tratto e di non aver capito bene l’inglese, poi ho guardato Greg con uno sguardo tipo “ma l’ha chiesto veramente? E adesso cosa gli rispondo?” Non ci pareva vero. Abbiamo improvvisato qualcosa tipo “Finisce quando inizia la terra. Non finisce. Finisce quando inizia l’Australia”, non ricordo nemmeno con esattezza cosa abbiamo risposto ma quando io e Greg siamo risaliti in macchina pronti per andare ad ispezionare l’area abbiamo riso e provato tenerezza allo stesso tempo. Un Inkosi, un chief di un’intera comunità, che possiede ettari ed ettari di terreno, che pone una domanda per noi così banale.

Qui ho capito quanto quel giorno, il giorno della prima presentazione, probabilmente loro abbiamo capito poco delle dinamiche del progetto e del processo di proclamazione di una riserva naturale.

Beh, almeno ora sapevo di non essere l’unica…

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